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Russia vs Ucraina: 666 giorni. Il punto

di Raffaele Crocco

Nel giorno 666 dall’invasione russa dell’Ucraina sono le domande a parlare della guerra. Sul campo e nella diplomazia la situazione appare immobile, statica. Niente vincitori, nessun vinto, solo – ancora – morte e disagi per i civili. Agli osservatori e agli analisti, le probabilità di vittoria di uno dei contendenti appaiono lontane. Quindi, arrivano le domande sugli scenari possibili: cosa accadrebbe se vincesse una delle due parti?

L’Institute for the Study of the War in questa settimana ha pubblicato un rapporto, in cui ipotizza gli scenari in caso di vittoria russa. Al di là dell’inevitabile disastro per l’Ucraina, con la probabile scomparsa dell’indipendenza del Paese, i veri sconfitti – dice il rapporto – sarebbero gli Stati Uniti, che in questa guerra contro la Russia hanno interessi infinitamente più alti di quanto immagini l’opinione pubblica internazionale. Il presupposto dell’analisi è che una sconfitta militare di Kiev, con una conquista pressoché totale del territorio ucraino, sarebbe assolutamente probabile e possibile se gli Stati Uniti interrompessero le forniture militari.

Quali le conseguenze? Due gli scenari. Il primo prevede la fine della guerra con un esercito russo malconcio per le perdite subite, ma di fatto trionfante e abituato al combattimento, schierato lungo il confine della Nato dal Mar Nero all’Oceano Artico. Un esercito ancora in efficienza. Lo dicono i dati dell’intelligence statunitense. L’esercito ucraino, con il sostegno statunitense ed europeo, ha infatti distrutto quasi il 90% delle forze armate russe impiegate per invadere il Paese nel febbraio 2022.Mosca, però, ha sostituito quelle perdite e ha potenziato la propria base industriale, compensando e riorganizzando l’arsenale a un ritmo sostenuto.

Il secondo scenario, è peggiore del primo. Immagina un esercito russo vittorioso, esperto in combattimento e da subito considerevolmente più attrezzato di quanto fosse prima dell’invasione. In più, l ’economia russa inizierebbe a riprendersi, complici da un lato l’erosione delle sanzioni a Mosca, dall’altro la capacità sviluppata dai russi dii aggirare o mitigare quelle che rimangono. In questo modo, il Cremlino potrebbe ricostruire rapidamente le proprie forze armate, portandole ad un livello di efficienza maggiore rispetto a prima del 2022. Secondo i curatori dell’analisi, la Russia potrebbe allora rappresentare una grave minaccia militare convenzionale per la Nato, per la prima volta dagli anni ’90.

Ognuno di questi scenari sarebbe un disastro per gli Stati Uniti, costretti a quel punto a mettere in campo un’enorme quantità di denaro per contrastare la minaccia russa. Washington sarebbe costretta a schierare in Europa, a fianco degli eserciti dei Paesi della Nato, gran parte del proprio potenziale militare, distogliendolo da altri scenari strategici, come da esempio il Pacifico. Il costo economico sarebbe enorme e senza limiti di tempo, destinato a durare all’infinito. In questa ottica appare evidente, dicono i ricercatori, come in questa fase per gli Stati Uniti sia economicamente più vantaggioso sostenere l’Ucraina e aiutarla a mantenere le posizioni: la spesa è minore rispetto alle conseguenze di una sconfitta di Kiev.

Negli Stati Uniti c’è che sostiene che questa analisi sia stata elaborata e divulgata in questi giorni per fare pressioni sui repubblicani, che hanno bloccato i finanziamenti per gli aiuti militari all’Ucraina. Può essere. Quello che appare certo è che gli Stati Uniti, impegnati a mantenere il proprio ruolo di “superpotenza” mondiale, in questa guerra stanno investendo molto, in termini economici e militari.Una sconfitta Ucraina diventerebbe un’ulteriore erosione di prestigio internazionale. La vittoria di Kiev, invece, consentirebbe a Washington di tenere Mosca per lungo tempo lontana dai confini Nato. Le truppe russe più vicine alla Romania sarebbero distanti 500 miglia di distanza. Il Mar Nero diventerebbe quasi un lago Nato. Mosca, a quel punto, punterebbe sulla Bielorussia per rafforzarsi, ma la minaccia di quelle basi sarebbe di peso differente e minore per la Nato. Concretamente, questo consentirebbe a Washington di investire meno sull’Europa e di concentrare denaro e strategie sul contrasto alla Cina nel Pacifico. Un’ipotesi che piace all’amministrazione statunitense e che spiega – al di là dei proclami “ideologici” della propaganda – le ragioni di tanto denaro investito per tenere in piedi Kiev.

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