Saharawi in strada contro gli arresti

Studenti in marcia e manifestazioni in sostegno agli arrestati di Gdiem Izik scuotono il Sahara Occidentale, territorio occupato dal Marocco dal 1975.

Ad Agadir i saharawi hanno sfilato in quella che è stata definita come ‘una delle più grandi manifestazioni degli ultimi anni’.

Motivo scatenante la conferma al tribunale di appello delle condanne a 18 studenti saharawi a pene che vanno dai tre ai dieci anni di carcere. Secondo gli attivisti, come riportato dall’agenzia di stampa Equipe Media, le condanne marocchine sarebbero tendenziose e volte a mettere a tacere l’attivismo saharawi  e a proseguire nella repressione.

Intanto in questi giorni è iniziata la sesta sessione della sentenza Gdiem Izik nella quale gli imputati sono 24 attivisti. Anche in questa occasione a Salè i saharawi hanno organizzato una manifestazione in appoggio agli arrestati.

Il gruppo era stato condannato da un tribunale militare a pene che vanno dai 2 anni all’ergastolo.  Nelle fasi del processo molti sono stati (e sono ancora oggi) gli osservatori internazionali provenienti da Francia, Spagna, Italia, Danimarca, Portogallo e Norvegia che vi hanno preso parte. Anche martedì 11 luglio in aula erano presenti circa venti opsiti internazionali. Il giudizio è stato rinviato a martedì 18 luglio.

I fatti di Gdeim Izik risalgono al novembre del 2010, quando le forze di sicurezza marocchine repressero una protesta di massa di oltre ventimila persone nel campo di Gdeim Izlik, nei pressi dalla capitale del Sahara Occidentale, ElAioun. Il campo venne sgomberato con l’uso della violenza.

Il Governo marocchino sostenne che 11 agenti di sicurezza erano stati uccisi in quell’operazione, e nei giorni successivi fece arrestare 25 tra attivisti e leader politici Saharawi.

Le condanne furono emesse dal Tribunale Militare Marocchino di Rabat, il 23 febbraio del 2013. In nove furono condannati all’ergastolo, per quattordici il Tribunale decise una condanna tra i 20 e i 30 anni e due anni per altri due imputati.

La decisione fu poi ribaltata dalla Corte Suprema del Marocco dal momento che non fu possibile trovare nessuna relazione tra la morte degli agenti e le attività degli imputati.

La competenza arrivò quindi al Tribunale civile ma non è tuttora chiaro se la sentenza sia da considerarsi di primo o secondo grado.

Inoltre, secondo Giuristi Democratici “gli elementi probatori più importanti, già portati all’attenzione del Tribunale Militare, sono costituiti da confessioni estorte attraverso tortura – come accertato dal Comitato ONU contro la Tortura-, e da un video di fonte incerta, contenente le immagini delle presunte vittime”.

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