Sangue sul Niger

E' di oltre 70 morti il bilancio dell'ultimo attacco a un campo militare. Rivendicato dallo Stato islamico

A una settimana dallo scontro a fuoco di martedi scorso, un comunicato ufficiale di Niamey ha confermato un bilancio di settantuno militari uccisi, 12 feriti e diversi commilitoni scomparsi. L’attacco al  campo dell’esercito nigerino di Inates, nell’Ovest del Paese, si chiude con un bilancio che non ha precedenti recenti nella storia del Paese. Dal 2015, precisa Cornelia Toelgyes in una ricostruzione per AfricaExpress.

Il campo militare si trova relativamente  vicino  al confine con il Mali e dista 250 chilometri dalla capitale Niamey. L’aggressione era stata rivendicato dai miliziani di Abou Walid al-Sahraoui, leader di “Etat Islamique dans le Grand Sahara”, attivo nell’area delle “tre frontiere” ai confini del Mali, Burkina Faso e Niger. Il presidente Mahamadou Issoufou, ad Assuan per la  Conferenza su pace, sicurezza e sviluppo in Africa, ha fatto ritorno immediatamente a Niamey (nel fotogramma tratto da un video di France24 rende omaggio alle salme dei soldati).

La violenza colpisce  Mali e il Burkina Faso duramente – sottolinea l’emittente francese –  ma si è anche riversata nel vicino Niger, che condivide confini lunghi e porosi con i suoi due confinanti. L’attacco di martedì ha colpito una base nella città occidentale di Inates,  nella stessa area in cui la filiale dell’Africa occidentale dell’autoproclamato Stato islamico ha ucciso circa 50 soldati nigeriani in due attacchi a maggio e luglio.

La regione è in crisi dal 2012, quando ribelli etnici tuareg e jihadisti  hanno sequestrato i due terzi del nord del Mali, spingendo la Francia a intervenire l’anno successivo. Da allora i jihadisti  hanno ampliato il loro raggio di influenza. Parigi ha  4.500 soldati in tutto il Sahel.

(Red/Est)

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