Per molti era il “Padre della consapevolezza”, per molti altri seguaci sempicemnete uno stimato e rispettato maestro Zen. Ma per tutti, questo monaco vietnamita era uno dei simboli dell’impegno per la pace in questo e nel secolo passato. Poeta, pensatore, filosofo, Thich Nhat Hanh è morto stanotte al tempio di Tu Hieu a Hue, nel centro del Vietnam, dove era tornato solo quattro anni fa dopo 40 anni di esilio. Ne aveva 95. E’ spirato “in pace”, a mezzanotte in punto, hanno detto i membri del suo il suo sangha, la Plum Village Community of Engaged Buddhism. Considerato una delle persone più influenti del movimento buddista nel Mondo, l’impegno per la pace gli era costato caro.
Ma quell’impegno, iniziato proprio per via della lunga guerra nel suo Paese di origine, gli era valso l’amicizia e la stima di Martin Luther King. Al punto che il leader della battaglia per i diritti civili dei neri americani lo candiderà al Nobel per la pace. I due erano amici, si stimavano e fu proprio il monaco a influenzare King – che lo definì apostolo della pace e della non violenza – sulla guerra. Anche la sua fine doveva essere un diritto da rivendicare. Nato Nguyen
Dopo che nel 2014 un attacco di cuore lo debilita, le cose cambiano: nel 2018 il nuovo Governo del Vietnam ormai unificato gli consente di tornare. Arriva a Hue, l’antica capitale, dove è rimasto fino alla fine dei suoi giorni.
(Red/Est/E.G.)
Nel testo, la foto postata su twitter dalla figlia di King Bernice. Sotto un libro del monaco
In copertina un’immagine del monaco tratta da Tricycle e cortesia della Plum Village Community (cropped)