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Somalia: la guerra continua contro Al-Shabaab

Somali National Army soldiers marching during the 55th Anniversary of the SNA held at the Army Headquarters on 12th April 2015.AMISOM Photo/OMAR ABDISALAM.

di Maurizio Sacchi

Nove persone sono morte  nell’esplosione di una autobomba  il 14 luglio scorso in un bar della capitale somala, Mogadiscio, affollato di tifosi che assistevano alla finale di Euro 2024. Nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità dell’attentato, ma l’Agenzia di stampa nazionale ha dichiarato che l’attacco è stato compiuto dai jihadisti di Al-Shabaab. Il giorno prima, cinque detenuti di Al-Shabaab erano stati uccisi in una sparatoria con le guardie durante un tentativo di evasione dalla prigione principale di Mogadiscio. Anche tre guardie sono state uccise e altre 18 ferite, dopo che i detenuti sono riusciti a impossessarsi delle armi. Questo episodio ha attirato l’attenzione dei media europei, forse perché legato a un evento sportivo ampiamente seguito, come  Le Monde, che ne fa una ampia relazione 

Ma sarebbero circa 500mila le vittime della guerra civile dal 1991, un dato al ribasso, se si considera che nel solo biennio 1991-93  la piattaforma Necrometer rilevava 350mila vittime, di cui 50mila solamente per morte direttamente collegata al conflitto, e il resto agli effetti collaterali sui civili.  Ma la stessa situazione di fragilità del sistema statale rende estremamente difficile rilevare i dati, come si può capire dalla divergenza dei numeri a seconda delle stime.

Al-Shabaab conduce una sanguinosa insurrezione contro il fragile governo federale somalo da oltre 17 anni e ha compiuto numerosi attentati a Mogadiscio e in altre parti del Paese. Il Presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud ha lanciato contro i jihadisti una guerra totale,  e le truppe governative si sono unite alle milizie dei clan locali in una campagna militare sostenuta dalla missione di pace dell’Unione Africana, nota come ATMIS,  Missione di transizione dell’Unione Africana in Somalia costituita il 1° aprile 2022, e dagli attacchi aerei degli Stati Uniti. Ma l’offensiva ha subito battute d’arresto: all’inizio dell’anno Al-Shabaab ha dichiarato di aver conquistato diverse località della Somalia centrale.

Al conflitto con Al.Shabaab si aggiungono gli scontri tra lo Stato Khatumo, parte autonoma della Somalia, e il Somaliland, la parte anglofona della Somalia, che rivendica la sua indipendenza.  che hanno portato al conflitto di Las Anod . L’8 febbraio, il Garad supremo  dello Stato Khatumo, Garad Jama Garad Ali, ha accusato il governo del Somaliland di genocidio, ha chiesto la pace e ha dichiarato l’intenzione di Las Anod di essere governata da Mogadiscio sotto il governo federale della Somalia. I combattimenti e i bombardamenti sui civili avevano ucciso almeno 82 persone e sfollato il 90% dei residenti. A febbraio la regione aveva prodotto 185.000 sfollati interni e 60.000 rifugiati.

Il mese scorso la Somalia ha chiesto all’Unione Africana di rallentare il previsto ritiro delle sue forze dal Paese. Le risoluzioni delle Nazioni Unite hanno chiesto che il numero di truppe sia ridotto a zero entro il 31 dicembre e che la sicurezza passi all’esercito e alla polizia somali. Il mandato della missione terminerà il 31 dicembre 2024.

I precedenti: il 6 agosto 2011, Al-Shabaab è stato costretto a ritirarsi dalla maggior parte di Mogadiscio. Al-Shabaab conservava ancora un punto d’appoggio nella periferia Nord della capitale, ma nel gennaio 2012 gli sforzi congiunti del governo somalo e delle forze della missione militare dell’Unione africana AMISOM,  li avevano espulsi completamente dalla città. L’AMISOM é stata in seguito sostituita dall’ATMIS, a guida somala. Con la maggior parte di Mogadiscio al sicuro, le Forze armate somale e le Forze di difesa del Kenya hanno poi lanciato l’operazione Linda Nchi, un’avanzata congiunta contro Al-Shabaab, nell’ottobre 2011, nella quale  i  funzionari kenioti hanno cercato il sostegno degli Stati Uniti.  La città portuale di Kismayo ultima grande roccaforte rimasta sotto il controllo di Al-Shabaab è stata liberata . Una forza AMISOM a guida keniota ha quindi lanciato un’offensiva contro Kismayo  nel settembre 2012. Dopo tre giorni di battaglia, le forze governative somale sono riuscite a ottenere il controllo della città. Il mese di settembre 2012 ha visto anche l’istituzione del Governo Federale della Somalia. 

Nel gennaio 2013 il Consiglio di Sicurezza ha votato all’unanimità la sospensione per un anno dell’embargo sulle armi leggere in Somalia, con la Risoluzione 2093 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Mentre molte aree urbane erano state conquistate, Al-Shabaab controllava ancora molte aree rurali . Nell’ottobre 2013, il Comando USA per l’Africa ha iniziato a creare la Cellula di coordinamento di Mogadiscio formata su richiesta del governo somalo e dell’AMISOM, che avevano contattato il Segretario del Dipartimento della Difesa statunitense Chuck Hagel. La cellula ha lo scopo di fornire supporto consultivo e di pianificazione alle forze alleate. Nel novembre 2013, il governo etiope ha annunciato che le truppe etiopi dispiegate in Somalia si sarebbero presto unite all’AMISOM. All’epoca, si stima che circa 8.000 soldati etiopi fossero di stanza nel Paese. A seguito dell’adozione della Risoluzione 2124 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ha autorizzato il dispiegamento di 4.000 truppe aggiuntive per aumentare la forza dell’AMISOM, forte di 22.126 uomini, nel gennaio 2014 le truppe etiopi si sono formalmente unite a quelle di Gibuti, Burundi, Sierra Leone, Kenya e Uganda. 

Anche sul fronte governativo non sono mancate le ragioni di conflitto. Quando il mandato del Presidente Mohamed Abdullahi Mohamed è scaduto nel febbraio 2021, non erano state fissate le date per l’elezione del successore e sono scoppiati scontri a Mogadiscio. Gli scontri sono proseguiti fino al maggio 2021, quando il governo e l’opposizione si sono accordati. Il 15 maggio 2022, Hassan Sheikh Mohamud è stato eletto Presidente della Somalia.

In copertina: Truppe somale in un’immagine della Missione AMISOM

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