Sono ancora italiane le bombe nello Yemen

Nell'analisi di Rete Disarmo dell'export nazionale di armi la coalizione a guida saudita è ancora un destinatario. Anche dopo il blocco deciso a luglio?

Un’altra cattiva sorpresa dopo che l’analisi dell’export italiano di armi ha visto l’Egitto al primo posto tra i Paesi destinatari dei nostri sistemi d’arma. Ora, nonostante da luglio 2019 sia infatti attiva la sospensione delle vendite di bombe d’aereo e missili verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti per il coinvolgimento nel conflitto in Yemen, lo scorso anno sono state rilasciate nuove autorizzazioni per quasi 200 milioni di euro e le consegne definitive certificate dalle Dogane hanno raggiunto i 190 milioni di euro verso i due Paesi. Circa 95 milioni di euro consegnati agli altri membri della coalizione a guida saudita. Quasi 25 milioni di euro di controvalore per centinaia di bombe sono stati sicuramente esportati da RWM Italia verso l’Arabia Saudita. Lo dicono i risultati dell’analisi di Rete Disarmo sulla Relazione governativa annuale sull’export di armamenti ex legge 185/90 appena trasmessa al Parlamento.

“Se ci concentriamo sulle nuove autorizzazioni (cioè su quello che dal 2019 in poi è possibile produrre e poi esportare) troviamo l’Arabia Saudita all’undicesimo posto con ben 105,4 milioni di euro e gli Emirati Arabi Uniti al dodicesimo posto con 89,9 milioni” commenta Giorgio Beretta di OPAL Brescia: “Se nel secondo caso si tratta di un dimezzamento rispetto al record del 2018, per l’Arabia Saudita c’è invece una rilevante risalita dopo due anni di bassi volumi di licenze”. Complessivamente si tratta quindi di quasi 200 milioni di nuove autorizzazioni che almeno dal luglio 2019 non dovrebbero poter riguardare le due categorie già citate di armi.

“Visti però i grandi volumi in gioco, in un certo senso inaspettati, chiediamo ora al Governo di chiarire quando tali licenze sono state rilasciate e per che tipologia di sistemi d’arma. E chiediamo lo stesso anche a riguardo delle forniture reali effettuate nel 2019”, conclude Francesco Vignarca, coordinatore nazionale della Rete Italiana per il Disarmo. Una prima analisi dei documenti aveva accertato che due sistemi militari su tre sono destinati a Paesi non UE e non NATO. Oltre agli 872 milioni per governo di al-Sisi, armi per oltre 446 milioni sono state vendute anche al regime autoritario del Turkmenistan, mentre le consegne definitive fatturate si attestano sui 2,9 miliardi.

(Red/Int)

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