di Emanuele Giordana
Forse domani, quando l’associazione Italia-Birmania Insieme avrà un’audizione in Senato ne sapremo di più ma per ora è nebbia (in coda l’aggiornamento con la registrazione dell’audizione). C’è infatti un piccolo giallo che riguarda un’importante azienda italiana che opera in Myanmar da diversi anni e che sembrerebbe aver chiuso le attività dopo il golpe per riaprirle registrando nuovamente lo stesso brand. Un giallo perché guardando le fonti aperte, risultano in effetti due indirizzi a Yangon (Aye Yeik Thar 1 Street e Pyi Thar Yar St) che sono distanti una passeggiata di 15 minuti a piedi nel centro dell’ex capitale. Il mistero si infittisce quando chiediamo lumi all’azienda – la Danieli – che ci risponde laconicamente che a breve fornirà un chiarimento. Mai arrivato. Il giallo aumenta guardano la lista Danieli delle sue sussidiarie in Asia: nessuna sede risulta in Myanmar.
La Danieli, colosso nazionale dell’ingegneria, della robotica e del settore minerario è una multinazionale con sede a Buttrio (Friuli) ed è una delle leader mondiali nella produzione di impianti siderurgici. Con qualche miliardo di fatturato, quotata in borsa, è una società che non nasconde la velleità di posizionarsi tra le prime aziende italiane del settore: Giacomo Mareschi, Chief Executive Officer del gruppo, nell’ottobre del 2021 aveva dichiarato che, con un utile di oltre 80 milioni nell’anno, puntava a un fatturato «di 4 miliardi entro due».
Il fatto è che ci sono una serie di strane coincidenze su cui sarebbe stato utile avere chiarimenti dall’azienda. A fine agosto 2021, a sette mesi dal golpe militare di febbraio, il capo dell’esercito e del governo generale Min Aung Hlaing annuncia la riapertura dell’acciaieria Myingyan. Circa un mese dopo, il 24 settembre, pur avendo già una filiale
La nuova registrazione coinvolge direttamente i massimi vertici dell’azienda: Giacomo Mareschi e Alessandro Brussi, che sono gli unici due nomi in chiaro (altri sono segnati solo col nome di battesimo). Le carte dicono che la nuova registrazione di settembre è stata fatta al Directorate of Investment and Company Administration (Dica). Sono dati abbastanza inconfutabili visto che provengono dallo stesso database utilizzato da un Paese terzo per imporre le sanzioni e che abbiamo potuto vedere. Per altro proprio martedi, Italia Birmania Insieme chiederà lumi in Parlamento sull’operato della Danieli in Myanmar. Per ora, a una lettera indirizzata a Di Maio dall’associazione italo birmana in cui si chiedevano chiarimenti sulla Danieli, il segretario generale della Farnesina, Ettore Sequi, ha risposto parlando di tutto fuor che della società italiana e delle sue attività in Myanmar forse semplicemente per il fatto di non conoscerle.
Di seguito l’Audizione informale in 3a Commissione Senato (05.07.22) di Italia-Birmania Insieme. Al minuto 20 ca si affronta il tema “Danieli”
In copertina, Yangon. Foto di Zuyet Awarmatik (unsplash). Nel testo la mappa di googlemap con i due indirizzi che si trovano su Internet