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Sri Lanka tra “baby farming” e “child labour”

Foto di Nawartha Nirmal su Unsplash

di Alessandro Graziadei

Rivolgendosi al Parlamento dello Sri Lanka lo scorso mese, la Ministra per le donne e l’infanzia Geetha Kumarasinghe ha affermato di essere stata informata di un particolare caso di traffico di esseri umani che ha coinvolto bambini sotto i 18 anni, una sorta di racket specializzato nel traffico di bambini dall’Isola: “Ho incaricato il segretario del Ministero – ha detto la Kumarasinghe – di avviare un’indagine su questo fenomeno scioccante”. In novembre, infatti, l’ente di controllo dell’immigrazione e dell’emigrazione dello Sri Lanka ha presentato una denuncia formale al Dipartimento investigativo penale (Cid) riguardo ad un presunto “cartello” specializzato nel traffico di minori, per lo più giovani cittadini tamil provenienti dalle aree settentrionali e orientali. Una volta fatti espatriare “regolarmente” in Malaysia, spesso accompagnati dai genitori, i bambini vittime di questa tratta verrebbero comprati dai trafficanti, i quali fornirebbero loro passaporti falsi e documenti di viaggio contraffatti, con cui verrebbero poi venduti in altri Paesi, tra cui, pare, anche paesi come Francia e Regno Unito. Possibile?

Secondo gli alti funzionari di polizia singalesi sì! Quest’anno sono stati già accertati 13 casi di minori mandati in Malaysia con questo sistema, ma potrebbero essere molti di più quelli transitati per Kuala Lumpur e poi successivamente rivenduti anche fuori dall’Asia. Al momento la polizia di Colombo è stata in grado di identificare e fermare un intermediario, mentre sono ancora in corso le indagini per arrestare altri sospettati e provare a ritrovare alcuni di questi minori trafficati all’estero. Alti funzionari del Ministero per le donne e l’infanzia hanno rivelato ad AsiaNews che le istituzioni “Si stanno attualmente consultando con le agenzie delle forze dell’ordine coinvolte per intraprendere azioni a livello ministeriale in merito al presunto racket del traffico di bambini segnalato”, mentre l’Autorità nazionale per la protezione dell’infanzia (NCPA) sta monitorando le indagini in corso. Per il presidente dell’Autorità nazionale per la protezione dell’infanzia, Udayakumara Amarasinghe, è possibile che questi bambini siano andati in Malaysia con i loro genitori o tutori legali: “A volte ai genitori o ai tutori viene offerta somma di denaro, commettendo così un reato penale”, successivamente “Da lì in poi subentra il gruppo criminale che li manda in Europa e non solo”.

Un fenomeno raro, ma che secondo fonti della polizia dello Sri Lanka, già nel 2020, aveva registrato la tratta di altri 30 bambini venduti per denaro dalle famiglie, attraverso un racket noto come “baby farming”. Un problema di criminalitàpovertà e controlli poco scrupolosi dei funzionari pubblici visto che per l’avvocato e attivista per i diritti civili Sahan Senanayake “Il Dipartimento per l’immigrazione e l’emigrazione dovrebbe essere più attento quando rilascia passaporti ai bambini, anche se la richiesta viene avanzata dai loro stessi genitori”. Le donne delle fasce più fragili della popolazione è possibile siano attirate col denaro offerto in cambio dei loro bambini, venduti poi all’estero con la rassicurazione di poter dare loro un futuro migliore. Sì, perché il presente e il futuro di molti bambini in Sri Lanka è oggi legato allo sfruttamento e al lavoro minorile, un fenomeno ampiamente nascosto. Se i dati ufficiali dicono che appena l’1% dei bambini tra i 5 e i 17 anni è impegnato in attività lavorative, questa fotografia sembra sottostimare ampiamente il contributo dei bambini alle attività economiche dell’Isola. Nonostante il Paese abbia sulla carta leggi e politiche molto rigorose contro il lavoro minorile, “A causa delle differenze nelle definizioni legali internazionali e nazionali di lavoro minorile – ha spiegato Buddhini Withana, consulente per la protezione dell’infanzia e i diritti dei minori di Save the Children – un numero significativo di minori dello Sri Lanka, in particolare quelli che lavorano meno di 25 ore a settimana e quelli che soffrono di alcune delle peggiori forme di lavoro minorile (come il lavoro forzato e lo sfruttamento sessuale), sono esclusi dalle statistiche e quindi invisibili”.

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*Foto di Nawartha Nirmal su Unsplash

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