Ucraina: a che punto siamo (aggiornato)

Sul tavolo da gioco europeo continua la partita tra Mosca e Washington, Londra, gli attori Ue e  Nato. Con un occhio alla Cina. Gli Usa spingono i concittadini a lasciare il  Paese che i russi potrebbero invadere

di Raffaele Crocco

Gli americani devono lasciare l’Ucraina subito perché  una guerra potrebbe cominciare in qualsiasi momento e i marine non arriveranno a Kiev per evacuare i civili: «Se cominciassimo a spararci con i russi – dice Joe Biden –  sarebbe una guerra mondiale». Lo spettro di un conflitto  continua dunque ad agitarsi sullo scacchiere europeo e i segnali non sono incoraggianti. Come se non bastasse, Jake Sullivan, Consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente Usa, ha dichiarato venerdì in una conferenza stampa alla Casa Bianca che quanto osservato dagli Stati Uniti mostra che la Russia ha tutti gli elementi militari necessari per un’invasione dell’Ucraina.

Raffredda gli entusiasmi anche  il segretario generale della Nato, Stoltenberg: troppo presto, dice, per parlare di de-escalation. Insomma, non ci può ancora dire che la crisi dell’Ucraina, con la denunciata minaccia di invasione da parte russa, sia stata disinnescata dalla visita del presidente francese Macron a Mosca. Macron – che è anche presidente di turno dell’Unione Europea – e Putin hanno avuto un lungo incontro. Ne sono usciti richiamandosi alle intese di Minsk che, nel 2014 cercarono di trovare soluzioni l conflitto separatista filorusso di Donbass e Crimea. In questi giorni di truppe russe ammassate alla frontiera, la tregua del 2020 in Donbass comunque regge. La guerra, laggiù, formalmente tace, dopo 15mila morti e migliaia di profughi.

Ma il richiamo agli accordi di Minsk e la ribadita richiesta di garanzie sulla sicurezza da parte di Putin – che chiede finisca l’allargamento della Nato ad Est – non garantiscono nulla. Lo sostiene il capo della diplomazia dell’Unione Europea, Josep Borrell. “La visita di Macron a Mosca – dice Borrell – ha portato un elemento di distensione, ma non ha rappresentato un “miracolo”. Il problema non è stato ancora risolto”. Quasi a confermare le parole, si muovono le truppe. Quelle inglesi che si sono unite agli alleati della Nato per esercitazioni militari in Estonia. Londra, per altro, lascia intendere di essere pronta ad intervenire anche sul campo, in caso di invasione russa.

Soprattutto, però, si muovono le forze armate russe, che assieme a quelle della Bielorussia in settimana hanno avviato grandi manovre militari. Sono denominate Union Resolve 2022 ed erano programmate. Termineranno il prossimo 20 febbraio. L’obiettivo è verificare la capacità di soppressione e di respingimento di aggressioni esterne. Gli esperti dicono che si tratta del più grande dispiegamento militare della Russia nell’ex Bielorussia sovietica, dalla Guerra Fredda. Mosca ha spostato fino a 30mila soldati, due battaglioni di sistemi missilistici terra-aria e numerosi caccia.

Inevitabile, la cosa non è piaciuta a Stati Uniti e Nato. Per Washington queste manovre sono l’ennesima prova della voglia di alzare la tensione su Kiev da parte di Putin. E Putin, da giocatore abile, continua a lanciare segnali ambigui: nega esistano piani di invasione, ma intanto invita il personale non essenziale della sua ambasciata in Ucraina a lasciare temporaneamente il Paese. Contemporaneamente, ha firmato con la Cina un patto politico-militare che punta a spostare in Asia il futuro del Mondo, etichettando definitivamente come avversari – se non nemici – Stati Uniti e Unione Europea.

E’ un gioco in prospettiva, che Putin sta conducendo con determinazione. L’obiettivo appare sempre più chiaro: tornare ai fasti imperiali della vecchia Russia.

Aggiornato alle ore 6 del 12/2/2022

In copertina: esercitazioni Nato in Estonia 

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