di Emanuele Bussa
Foto di Edoardo Marangon
Il piccolo magazzino di mattoni si trova nella parte posteriore del cortile che circonda la dacia, tipica casa estiva ucraina. L’entrata è nascosta dall’edificio principale e le finestre sono coperte da teli e coperte che lasciano entrare flebili raggi di luce. Artyom e Mikola, due soldati dell’esercito ucraino aggregati al 40° Battaglione separato, sono arrivati qui all’inizio di aprile, stabilendosi nell’abitazione donata all’esercito dai suoi precedenti proprietari. Passano la maggior parte delle loro giornate all’interno del magazzino sul retro che hanno trasformato in un laboratorio dove costruiscono di bombe e ordigni con cui equipaggiare i droni in dotazione alle forze armate.
«Si tratta di un ordigno anti-uomo. Posiziono l’esplosivo all’interno della sezione centrale di un cilindro di plastica, quindi inserisco biglie di acciaio nei comparti laterali e aggiungo l’innesco. Una volta pressato l’esplosivo e chiuso il contenitore, fisso delle alette di plastica con delle fascette per dare all’ordigno maggiore stabilità durante il volo, una volta sganciato». Artyom si trova nella stanza adiacente, sta smontando munizioni e granate per recuperare biglie di acciaio di diverse dimensioni necessarie per la costruzione di altre munizioni esplosive. I bossoli vuoti vengono poi modificati e riutilizzati per la costruzione di altri tipi di bombe. L’esplosivo al plastico viene invece estratto da vecchie mine anticarro. «Riusciamo a produrre circa cinquanta ordigni ogni giorno. Si tratta di un lavoro molto difficile che nessuno ci ha insegnato. Abbiamo dovuto fare tutto da soli»
I componenti necessari per la realizzazione degli ordigni vengono continuamente forniti dall’esercito ucraino. I droni sono infatti diventati uno strumento fondamentale per fornire supporto alle truppe di terra. Le squadre di operatori, posizionati a pochi chilometri dalla prima linea, hanno sempre bisogno di nuove munizioni per armare i propri droni, che vengono impiegati con compiti di ricognizione e per colpire obiettivi specifici. «Non sempre dobbiamo costruire bombe e munizioni da zero. A volte ci limitiamo a modificare granate e proiettili anticarro, adattandoli in modo che possano essere sganciati dai droni» continua Mikola riponendo un altro ordigno finito nella cassetta ai piedi del tavolo, piena delle sue creazioni. Ogni bomba è separata da quella adiacente con uno spesso foglio di cartone rigido. Gli ordigni sono infatti dotati di un detonatore ad impatto. Un urto particolarmente forte durante il trasporto potrebbe causare l’esplosione di una o più munizioni.