Yemen: salta la tregua

Disatteso l'accordo che doveva essere nuovamente sottoscritto ieri per riconfermare i sei mesi di pace relativa dal 2 aprile. L'Onu lavora a una nuova proposta 

E’ saltato l’accordo che ieri avrebbe dovuto  estendere un cessate una tregua a livello nazionale nello Yemen, riconfermando sei mesi di relativa calma dopo quasi otto anni di guerra e che aveva visto ridursi la violenza e le vittime del 60%. L’inviato delle Nazioni Unite in Yemen ha invitato tutte le parti ad astenersi da atti di provocazione mentre i colloqui continuano  dopo la scadenza del termine del 2 ottobre che era stata fissata per la proroga dell’accordo. In una dichiarazione, l’inviato Onu per lo Yemen Hans Grundberg (nell’immagine a sinistra) ha espresso  “rammarico che non sia stato raggiunto un accordo”, ma senza nominare gli Houthi che hanno avversato il piano. Le Nazioni Unite hanno comunque annunciato di stare negoziando un nuovo accordo che soddisfi le parti.

Assai meno cerimoniosamente invece, il ministro degli Esteri del governo yemenita, riconosciuto a livello internazionale, ha attribuito senza mezzi termini  agli Houthi la colpa del mancato rinnovo dell’accordo di tregua firmato inizialmente il 2 aprile e rinnovato già una volta in giugno: Ahmed Awad Bin Mubarak ha affermato che gli Houthi hanno ostacolato il cessate il fuoco e sono andati contro l’interesse del popolo yemenita a dispetto delle “concessioni” fatte dal suo esecutivo.

Quanto agli Houti, già sabato avevano reso noto che, a loro avviso, il negoziato sulla tregua era arrivato a un “vicolo cieco” e che stavano continuando a sostenere l’apertura completa dell’aeroporto di Sanaa e la rimozione del blocco sulla città portuale chiave di Hodeida. Gli Houti hanno anche fatto sapere che vogliono fuori dal Paese le società petrolifere che operano sul territorio yemenita: la televisione Al-Masirah, affiliata agli Houthi, ha riferito sabato sera che a tutte le società straniere e locali che operano in aree dello Yemen non controllate dagli Houti viene  chiesto di smettere di operare,poiché questi gruppi  stanno  “saccheggiando la ricchezza” del Paese.

In copertina un’infografica dell’Unhcr di  aggiornamento sul monitoraggio della protezione degli sfollati interni (1 gennaio 2022 – 31 agosto 2022)

Aggiornato alle 19.20 ora italiana del 3 ottobre

 

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